Cogente

co-gèn-te

Significato Inderogabile, che obbliga, che vincola; che non ammette dubbi

Etimologia voce dotta recuperata dal latino cogens, participio presente di cògere ‘radunare, costringere’, derivato di àgere ‘condurre’, con prefisso co-.

  • «Non si scappa, sono argomentazioni cogenti.»

Ci immaginiamo che le voci dotte, le parole recuperate dal latino come prestiti, appartengano a un passato che se non è remoto è almeno molto risalente — soprattutto medievale e rinascimentale. Questo è vero di solito. Ma la parola di oggi, ad esempio, appare in italiano all’inizio degli anni ‘50 del Novecento, con delle accezioni piuttosto specifiche ma versatili, e molto intense.

Il verbo latino cògere è un verbone ricco di significati: arriva al significato di ‘costringere’ (che è quello che ci interessa) attraverso quelli del raccogliere, del radunare, e quindi del comprimere e dello spingere a forza. Dopotutto è derivato di àgere, ‘condurre’, col prefisso co-, ‘insieme’ — ed è molto interessante fermare un momento il pensiero sul passaggio che porta dal riunire al forzare.

Il cogente è inderogabile e indubitabile. Tiè, niente di meno.
Il suo spazio primario nella lingua italiana afferisce al gergo del diritto, dove qualifica ciò che genera un obbligo senza deroghe possibili. Ed è per questo che, nonostante cogent fosse già attestato ad esempio in inglese e francese, diciamo che è adattato dal latino: sono locuzioni come ius cogens ad averne invitato l’acquisizione. Per inciso, lo ius cogens è un concetto dal significato specifico in diritto internazionale, dove identifica le norme imperative di diritto internazionale generale — non quelle pattizie, frutto di trattati, ma quelle generalmente accettate e riconosciute come inderogabili, come il rispetto dei diritti umani fondamentali e l’autodeterminazione dei popoli (ma una lista esauriente non c’è).

Obbligato, vincolante: posso parlare della forza cogente di un regolamento che non posso in alcun modo piegare, di una clausola cogente che non può essere oggetto di revisione, di un patto cogente che devo assolutamente rispettare. Ma tutta questa forza si spinge oltre.
Il vincolante non ammette dubbi, e questo tratto può essere portato sul piano del ragionamento. Se riconosco un’argomentazione cogente, la intendo obbligata nel senso che è inoppugnabile; se presento una prova cogente, ecco che acquista il profilo di una prova vincolante nel giudizio; se avanzo delle perplessità su quanto sia realmente cogente una dimostrazione, apro ipotesi di scappatoie.

Dopotutto la prima immagine del cogente, la prima figura, la prima sensazione è quella da conservare: il cogente è stringente e costringente, al modo in cui si stringono e costingono acque e greggi. Dopotutto facilmente consideriamo patti stringenti, argomentazioni stringenti: qui, nel cogente, la forza che stringe impone e guida.
Davvero una parola potente, da usare in discorsi che richiedano parole precise e pesanti — così sobria, asciutta, addirittura protocollare. Qualità non dappoco, per una parola che in effetti è dura, tutta attrito e restrizione.

Parola pubblicata il 12 Febbraio 2025