Gioviale

gio-vià-le

Significato Abitualmente lieto, cordiale, espansivo

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo iovialis ‘di Giove’, derivato di Iovis (Iuppiter al nominativo) ‘Giove’, pianeta che secondo le credenze astrologiche esercitava influssi benefici.

  • «La serata è volata, è davvero un tipo gioviale.»

Parlare di un’aquila gioviale oggi può interdire: l’aquila ha molte qualità, e l’essere gioconda e alla mano non è classicamente fra queste — anzi. Il fatto che il gioviale nasca attaccato a Giove, re del pantheon romano, e che dapprima significhi ‘proprio di Giove’ per noi ha finito per sfilacciarsi: ma dobbiamo continuare a tenerlo presente.

La qualità del gioviale ci parla di un temperamento, di un carattere — forse il buon carattere per antonomasia.
Se lo soppesiamo bene, notiamo che è un groppo di tutte le qualità sociali che la nostra lingua e il nostro orizzonte di valori (non da ieri) ritiene supreme: letizia, cordialità affabile, espansività briosa, arguzia, lepore. È un groppo da un lato così definito, dall’altro così sfacciato, che la parola per significarlo non può che arrendersi e farne attributo celeste, frutto di un influsso astrale positivo — letteralmente, ‘di Giove’, astro fortunato se mai ve ne furono.

Lo notiamo meravigliosamente con i sinonimi: questi isolano singoli aspetti del gioviale. L’allegro può essere poco loquace e ottuso. L’affabile può avere una cortesia mesta. Il cordiale può restare su una certa formalità — cordiali saluti. L’amabile può ispirare simpatia senza essere brillante; il caloroso investe ma non implica alcun acume; l’espansivo non di rado è impertinente, invadente e sciocco. Il ridente ride ride, ma che altro fa poi — e il simpatico si spalma su una tetra genericità. L’arguto può non essere affatto di buon umore, e anche il lepido può essere perfettamente intellettuale.

Il gioviale è tutte queste cose a un tempo. Non è un iperonimo, un temine-ombrello: è un’intersezione. La sua benedizione, il suo avere le stelle giuste, si manifesta in un’allegria acuta, schietta e trasparente — difficile concepire una maniera artefatta, una posa di giovialità. Ed è articolata in un’estroversione socievole, in una simpatia comunicativa scandita da arguzie, facezie.

Quella del gioviale è un’esuberanza serena e cordiale — con cui è piacevolissimo interagire e che è altrettanto piacevole saper chiamare col suo nome; dismette ogni riferimento didascalico e prosaico rimettendosi all’opera di un pianeta — e aquile e querce e folgori gioviali ci aiutano vieppiù a conservare la proprietà dell’attributo. Ridanciano e gaio sì, ma perché sorretto da un potere primo (o così pare).

Parola pubblicata il 03 Dicembre 2025 • di Giorgio Moretti