Impercettibile
im-per-cet-tì-bi-le
Significato Che non può essere percepito dai sensi; minimo, sottilissimo
Etimologia da percettibile, voce dotta recuperata dal latino tardo perceptìbilis, da perceptus, participio passato di percìpere ‘percepire’, con prefisso negativo in-.
- «C'è stato un impercettibile mutamento nel vento, e poi è arrivata la tempesta.»
Parola pubblicata il 12 Giugno 2025
Alcune parole, per l’intensità estrema del significato che portano, vivono una dimensione di esagerazione paradossale. Ad esempio quella dell’impercettibile è una qualità amatissima nelle descrizioni del sottile, del minimo, e lo è tradendo spesso e volentieri il suo significato.
Infatti talvolta mi accorgo dell’impercettibile sorriso che ti balena in viso quando ascolti un’ingenuità, un rumore impercettibile che sento e risento m’inquieta di notte, e un effluvio impercettibile mi fa già capire chi c’è o che succede nella stanza chiusa.
Però, a voler essere fiscali, l’impercettibile non dovrebbe poter essere percepito. Il fatto stesso che se ne parli, che si racconti, che si noti, lo rende di fatto percettibile.
È un gioco d’iperbole icastico e gradevole, questo ‘non si sente nemmeno’ che si sente appena, e che si distingue in maniera netta da tutti gli altri modi che abbiamo per ricamare su questo grado minimo del senso.
Un rumore lieve, sommesso o basso è senz’altro un rumore che si può ascoltare, registrare, che può contribuire a campire un’atmosfera, che dà un fondo di gradevolezza, di fastidio, o anche solo di ambiente. E si può dire qualcosa di analogo per odori lievi — ma capiamo che non sono attributi molto versatili, si sbilanciano su una misura. L’impercettibile, che riesce a qualificare ogni manifestazione di senso, è ben più versatile, e va dai più ridotti cenni che balenano per un istante fino a sensazioni tanto impalpabili da essere impressioni, suggestioni. La sensazione, nell’impercettibile, non ci dovrebbe essere, ma c’è, e però praticamente trascende.
Per questi versi gli sono forse più vicini lo sfuggente, l’inafferrabile, che però possono anche essere pianamente in vista e poco comprensibili: sono caratteri di elementi che non si fanno cogliere perché evasivi o enigmatici — un profumo sfuggente lo sento bene anche se è volatile e non riesco a collocarlo (ah, il tiglio! è già in fiore), un’espressione inafferrabile di soddisfazione mi lascia degli interrogativi.
Certo, che caratterizzazione complessa, che ha l’impercettibile: può essere letterale, e quindi posso parlare di come la maggior parte delle scosse di terremoto siano per noi impercettibili, di moti del cielo stellato impercettibili a occhio nudo, ma può anche essere iperbolico, e intendere il minimo elemento sensibile, a un grado di sottigliezza che certo comunica (anche con una certa eloquenza) senza però quasi essere rappresentabile nella sua levità, nella sua bassezza, nella sua istantaneità.
Poi è una parola che diciamo e scriviamo regolarmente e senza un pensiero in più, ma ecco: è in queste sfumature impercettibili che sta la magia naturale delle parole, sfumature che peraltro dominiamo con tanta disinvoltura.