Introito

Le parole della musica

in-tròi-to

Significato Entrata, il cui significato si è esteso anche agli usi commerciali per indicare l’utile economico, l’incasso. Nella Messa di rito cattolico è il primo canto del ‘proprium missae’, intonato appunto durante l’entrata del celebrante

Etimologia voce dotta recuperata dal latino introitus, dal latino introire ‘entrare, entrare dentro’, composto da ire ‘andare’ col prefisso intro- ‘dentro’.

  • «Gli introiti di questo mese sono stati eccezionali.»

La parola introito è registrata nella lingua italiana a partire dal Duecento; è già munita di tutte le accezioni odierne, con qualche sfumatura aggiuntiva di significato. In questi versi in volgare di un ignoto autore marchigiano, assume il valore di entrare dentro:

Ma ne lu primu introytu ke fe’ ne lu castellu
la compangnia preiata,
sì venne la Iustitia cum soy sanctu troppellu

Si trova inoltre nei testi in prosa o negli atti di natura giuridica e significa anche ingresso materiale («l’introitu della porta») oppure un’entrata economica («dello predicto introito no ne expenderò»); indica poi l’inizio di qualcosa: di un periodo di tempo, di un’attività, o della Messa.

Anche se il termine introito è dunque già presente agli albori della lingua italiana, non scalza immediatamente la forma latina introitus con cui conviverà ancora a lungo. Per esempio, si registrano appunto come introitus ed exitus le voci di spesa nelle contabilità cinquecentesche, già redatte in volgare. Le ricorrenze rintracciabili lasciano comunque l’impressione che sia un termine utilizzato in contesti di un certo rilievo, o almeno formali.

E la musica? L’Introito è il primo dei canti del proprium missae, ossia il corpus dei testi della messa cattolica che mutano di giorno in giorno; le parti invariabili, fisse in ogni tempo liturgico, formano invece l’ordinarium missae. Il proprium è dunque specifico, proprio di quel giorno, mentre l’ordinarium è lo stesso tutto l’anno, che si celebri Natale, Pasqua, un rito nuziale o una domenica ordinaria.

Per inciso, le messe polifoniche o sinfonico-corali composte da Giovanni Pierluigi da Palestrina, da Johann Sebastian Bach, da Ludwig van Beethoven e da moltissimi altri ancora, seguono i testi dell’ordinarium.

L’Introito viene intonato all’ingresso del celebrante, all’inizio della messa. A Roma, nell’VIII secolo, consisteva in un salmo cantato antifonicamente dalla schola cantorum, mentre il corteo del papa si spostava dal secretarium – una stanza all’ingresso dove il pontefice indossava le vesti cerimoniali – fino all’altare. Da lì, bastava un cenno ai cantori per far sospendere la musica al momento giusto.

Non sappiamo con certezza se i primi cristiani celebrassero l’inizio della funzione eucaristica con il canto. Solo parole parlate, almeno apparentemente; forse, trattandosi di un’orazione pubblica e solenne, si ricorreva comunque agli artifici intonativi della retorica. Tuttavia non abbiamo notizia di repertori musicali finalizzati a questo scopo, se non dalla fine del V secolo, quando a Costantinopoli venne introdotto come canto d’ingresso il Trisagion: ‘tre volte santo’.

A Roma l’introito arrivò circa due secoli dopo, ma praticamente in tutte le liturgie dell’Alto Medioevo cristiano venne adottato un canto d’ingresso. Una curiosità: durante la settimana santa a Roma si cantavano a S. Pietro i cosiddetti Improperi, che presentavano la triplice invocazione del trisagio – tris «tre volte» e aghios «santo» – peculiare delle liturgie orientali: «Santo Dio, Santo forte, Santo immortale». Nel Popule meus di Palestrina a due cori, la formula compare alternando il testo greco con quello latino; la reiterazione plurilingue unita alla musica, produce un effetto di grande potenza espressiva:

Aghios o Theos. Sanctus Deus.
Aghios Ischyros. Sanctus fortis.
Aghios Athanatos, eleison hymas.
Sanctus et Immortalis, miserere nobis
.

L’introito gregoriano, monodico, presenta sobrie formule melismatiche e può avere durata flessibile, adattabile in base al tragitto più o meno lungo necessario al sacerdote per arrivare all’altare, mutabile anche secondo il grado di solennità dell’occasione.

Canto d’inizio del sacro rito o voce di bilancio nei libri contabili… l’introito s’impernia sempre sul significato di ‘entrare dentro’. Così, alla fine, esprime un concetto che occupa con facilità l’enorme spazio semantico che può andare dal sacro al profano.

Parola pubblicata il 14 Gennaio 2024

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale