Pitonessa
pi-to-nés-sa
Significato Donna con facoltà divinatorie, ma anche indovina, cartomante o chiromante
Etimologia attraverso il latino ecclesiastico pythonissa, da python, ‘indovino’, dal greco pýthon, con significato di divinatorio (per analogia con l’aggettivo ‘delfico’), derivato dal nome proprio del serpente Pitone, Pythó, a sua volta dal verbo pythein, far imputridire.
- «Che cosa ti ha detto? Sai che ha fama di pitonessa?»
Parola pubblicata il 15 Giugno 2025
No, la pitonessa non è la moglie del pitone. È una parola che ha origine nel mito e, come ogni mito greco che si rispetti, ha versioni differenti. Ma il punto di partenza resta sempre il lussurioso Zeus: in questa storia la sua sessualità sprocedata e violenta si concentra su una Titanide chiamata Latona. Resta incinta e, durante la gravidanza, come se caviglie gonfie e reflusso non fossero abbastanza, viene anche perseguitata dalla gelosa consorte Era, che la fa tormentare dal dragone Pitone, un essere mostruoso nato dal fango decomposto del diluvio universale. La genesi di pitone è già nel suo nome: Pythó, a sua volta dal verbo pythein, far imputridire.
Latona, errabonda e stanca, arriva infine a Delo e lì dà alla luce i due gemelli Apollo e Artemide. Secondo una versione del mito, quando Apollo ha solo quattro giorni, se ne va fino al Parnaso, stana Pitone, lo incalza fino a Delfi (città intitolata a Delfina, dragonessa sua compagna), dove sta l’ombelico del mondo, l’oracolo più prestigioso e conosciuto dell’antichità e, per vendicare la madre di tutte le sofferenze patite in gestazione, uccide Pitone e prende possesso dell’oracolo, che da quel momento gli diventa sacro. In ricordo del Pitone e della sua folgorante vittoria sul mostro, la sacerdotessa investita del potere di vaticinare assume come epiteto Pizia e anche Apollo diventa noto come Delfico o Pizio.
La Pizia, quindi, era una pitonessa (anche se non tutte le pitonesse sono la Pizia): nell’àdyton del tempio apollineo, ovvero la camera segreta posta sotto il celebre santuario sul cui frontone campeggiava la scritta gnothi seautòn, cioè ‘conosci te stesso’, ella oracolava, emetteva le sue sentenze, i suoi lapidari vaticini, che venivano interpretati dai sacerdoti, i quali dirigevano una sorta di IOR ante litteram, in quanto all’oracolo venivano offerti ricchi doni che ne andavano ad accrescere il tesoro. Erano costoro, i sacerdoti, che sceglievano chi era degno di interrogare la Pizia, sia per censo che per altri criteri. Erano loro che gestivano tutto e amministravano i beni del tempio; verrebbe da dire che, se Gesù cacciò i mercanti dal tempio di Gerusalemme, qualcun altro avrebbe potuto far lo stesso anche a Delfi, visto l’andazzo.
Pitonessa, poi, nella Bibbia diventa la parola con cui viene indicata la negromante a cui si rivolge il Re Saul per evocare lo spirito del profeta Samuele. Il termine passa ad indicare qualsiasi donna pratichi l’arte del vaticinio, dalla veggente alla cartomante, dall’astrologa alla chiromante. Non è dispregiativo, e, col suo suono serpentesco, ha un lignaggio dei più nobili e illustri, legandosi nientemeno che all’oracolo per eccellenza. Eppure, ormai raramente lo si usa, forse perché generico, non specifico. Di una pitonessa sappiamo solo che predice il futuro, non conosciamo niente dei suoi metodi: i tarocchi? Le linee della mano? La sfera di cristallo? Il moto degli astri o le interiora di una capra? O ancora, i fumi provenienti dalla misteriosa fonte delfica, che molto probabilmente provocavano allucinazioni e visioni? Non ci è dato saperlo, con pitonessa.
Ma perché privarci di questa parola? Di che umore sarà domani? Ah, chi lo sa, toccherebbe chiederlo ad una pitonessa! Quando tornava al paesello dopo lunghe assenze consultava spesso una pitonessa di quelle parti, una di quelle che predicono il futuro, tolgono il malocchio eccetera. Si è rimbecillito così tanto che potrebbe farsi mettere nel sacco anche da una pitonessa delle televisioni private!
Sono passati millenni da quando gente perduta e senza lume vagava per il Peloponneso e attraversava il golfo di Corinto, offriva il suo dono ai sacerdoti e otteneva il permesso di interrogare l’oracolo, di mezzo ci sono state ben tre religioni rivelate, una risurrezione, guerre, scoperte, rivoluzioni scientifiche, tecniche e industriali, ma la fascinazione dell’essere umano per il velo di nebbia che ammanta il futuro e per gli occhi capaci di perforare quella bruma non è mai venuta meno.